Certi amori ti scolorano, cancellano i contorni, come gomma la matita.
Raschiano i confini, ti disperdi, ti perdi.
Si installano nello spazio vuoto tra il nucleo e gli elettroni.
Bombe a orologeria, scoppieranno, squarciandoti in mille te.
Macerie di te.
E lì la libertà della materia grezza.
Nume di te stesso, sta a te scegliere la tua creazione
Dici?
Dico… che è una scelta…
(ovvero le macerie, le puoi lasciar li sotto la pioggia e il sole ferme a far niente, solo a ricoprirsi di polvere e sterpaglie, oppure puoi prenderle in mano e con loro costruire…)
Difatti non capisco perchè il Vipero si sminuisce sempre…
Perchè qualcuno gli ha fatto credere di non valere, e lo ha fatto così bene chelui ha interiorizzato nel suo profondo questa cosa
C’ho il vittimismo cronico 😉
Non soffri di vittimismo. Soffri d’altro 😛
Già. Anche scegliere di crogiolarsi sotto le macerie.
sotto le macerie non ti crogioli, alla lunga muori soffocato
Eh… è che certi amori sembrano così assoluti che vincono tutti i paragoni.
Sembrano, magari manco lo sono, ma ti tengono sotto le macerie.
Tipo: tanto, più di com’era non sarà più.
(ah se almeno sapessi suonare la chitarra, o tradurre il disagio in versi…:D)
lo pensavo anche io, poi ho capito che l’amore non può tenerti sottole macerie, quindi era (è) un bisogno o una paura (il più delle volte).
Io rimanere schiava di una paura o peggio ancora di un bisogno?
Ogni amore è assoluto, altrimenti non lo sarebbe, amore intendo.
Come è stato non sarà sicuramente più, infatti io cerco qualcosa che sia di più, molto di più.
(tu sai tradurre con le parole (con la chitarra non so) solo che pensi di non saperlo fare)
Ma è una cosa buona o una cosa cattiva?
Non esiste buono o cattivo, esiste solo se tu da una cosa tiri fuori il meglio o il peggio di te
Aspirerei al meglio. Anche solo un po’.
Tu avrai il meglio. Perchè tu sei in una che le macerie le prende, toglie la polvere, impila in ordine, guarda cosa può utilizzare, e poi ricostruisce meglio di prima. In ogni campo…
:*
Uguale a me, paro paro! 🙂
…un muro con le crepe puoi intonacarlo per nascondere il graffio ma se lo demolisci e ricostruisci di sicuro è più solido. Allora io credo che per scegliere sia importante chiedersi quanto sono disposta a sporcarmi di calce, quanto a sentire sulle spalle la fatica, quanto a inginocchiarmi e a sollevarmi per conoscere la resistenza delle gambe, quanto a rischiare?
Mi piace poterci riflettere attraverso le tue parole…
Un bacio :*
Tutto vero quello che dici, ma aggiungi anche una riflessione, quanto sia leggero e senza fatica costruirsi per quello che si è. Come per le passioni.
Quando fai qualcosa con passione non fai sforzo, e se lo fai ti sembra quello giusto.
Forse il trucco è tutto lì vivere con passione (mica ho detto che è sempre facile 😛 sapessi che periodi di carestia ho avuto io)
Tu mi piaci assai! 🙂
anche tu mi piaci assai, ma lo sai
(perdona il gioco di parole, ma è la verità)
mi viene voglia di passare il folletto e buttare via tutti i calcinacci! :-*
Ah dalle macerie si prende e si ricostruisce…
si, dall emacerie prendi solo il meglio, lasci a terra il peggio e ricostruisci…
Smaltire le materie costa un botto!
Però va fatto e poi è tutto più bello.
Star sotto le macerie soffoci, meglio pagar un botto e uscire 😉
la trovo una splendida considerazione delle nostre possibili forzate “rinascite” dopo disintegrazioni che ci lasciano dentro un vuoto da riempire con nuova vita, influenzata certamente dagli insegnamenti recepiti dall’attenta analisi delle macerie.
E’ una scelta… o forse è solo istinto di sopravvivenza.
Io opto per la prima.
o la consapevolezza che dopo tutto sotto le macerie non c’era nulla di insostituibile.
Il testo è molto bello e credo rappresenti la tua attuale posizione sulle questioni di cuore. Le condivido.
Le macerie sono alle mie spalle da anni, e che non sempre capisco cosa faccio mentre vivo. Ogni tanto mi fermo e mi dico “Ocaxxo son arrivata fino a qui”.
Ho imparato la libertà. Ho imparato la libertà di amare.
Deframmentano tutto.
Ricostruire è un passaggio dagli inferi.
Vero, ma se lo fai una volta, poi sai che ne sei capace e potrai farlo ancora.
Il dono del “sopravvivere” è questo, sapere la forza che hai
(ti abbraccio forte mia splendida amica)