ME E IL MONDO


Ad un certo punto l’ho capito.
Do un’immagine di me che non è quel che vedo di me.
Da qua il casino. Tra me e il mondo.
Enorme.

Se poi aggiungo che quello che vedo di me non è detto che sia quello che sono, capisco Nietzsche e il caos che cita.

Peccato io non sia una stella, però so danzare tutta la notte alla luna.
small-magellanic-cloud

PUNTINI


Non sto scrivendo post.
Eppure io un post l’ho scritto sette giorni fa. Poi l’ho congelato.
Perché quel post è un punto. E il punto è una cosa definitiva nel mio mondo.
Non son sicura di volere il punto.

In questo momento son portata ai puntini di sospensione, a quello che potrebbe ma non si sa, nonostante tutto il mio terrore del mostro che potrebbe nascondersi nel “non si sa”. Terrore che spesso mi manda in panico e mi fa comportare come non sono.

In questo esatto momento i puntini mi lasciano respirare, mentre il punto mi blocca il respiro, come un pugno in pieno stomaco.

Io lo so che i puntini son spesso manipolativi, lasciano a intendere ma non dicono nulla, ma il punto, in questo momento, mi spaventa di più. Non perchè il punto è definitivo, ma per il timore di scoprirmi fragile. Dirlo “Punto” e poi disattendermi. Non mi perdonerei mai.

E allora quel post rimane lì, in attesa, di esser cancellato o di dargli ali.
Nel frattempo vede la luce questo, con la domanda insita, se i puntini diverranno “punto e a capo” o “due punti e virgolette”.

Le parole son gocce di rugiada nel deserto, i fatti son semi piantati nel limo.
puntini sospensivi

FACCIA DI CUBO


Io lo leggo spesso. Come me fa un sacco di domande, ma non da risposte, quelle te le devi trovare tu. Quando lo leggo mi vien sempre da pensare, ma comé che in italia le cose più intelligenti e morali le dicono i comici?

Di solito nel mio blog non metto parole altrui, ma quando son così simili a quelle che avrei scritto io, solo esposte meglio, ci stà che le metta.
Lui è Natalino Balasso. Lo ha scritto oggi.


“Un paese che ha la faccia come il cubo.

La democrazia dovrebbe avere regole chiare. Può un partito che non ha vinto le elezioni stabilire un cambio di governo? Può per giunta mandare al governo un non eletto?
Intendiamoci, stiamo parlando di un governo “di servizio” quello di Letta e Alfano che doveva fare due cose e invece ne ha fatte 8 ma diverse da quelle due. Detto questo, per quale motivo questo colpo di mano, per evitare che con una legge elettorale decisa a tavolino possano vincere gli avversari? Questa torta non è forse marcia già negli ingredienti? Come si può pensare che a furia di mantecare possa uscirne qualcosa di buono?

Sembra che ci sia una sorta di congrega la quale ha stabilito che gli italiani non saranno capaci di cambiare le cose col voto e probabilmente la congrega ha ragione, ma non è una sorta di fascismo inconsapevole voler tentare un colpo di mano deciso fuori dalle sedi così dette istituzionali del Paese?

Questa volta il presidente ha detto “decida il PD”. Cioè fate un governo come più vi aggrada, tanto i numeri non ci sono più ma facciamo finta che ci siano e che il partito di governo siate voi (cioè noi), fate un rimpasto come se foste il partito di maggioranza assoluta.
Questo modo di operare non è forse quello che ha causato la disfatta di quella parte del parlamento che nella testa della gente sta a sinistra?
Stia dove stia quella parte di schieramento è una delle cause dell’aumento vertiginoso delle tasse e della spesa pubblica senza un reale vantaggio per i servizi, per il welfare e per la diffusione del benessere. Anzi, è sotto gli occhi di tutti che proprio quella politica è la causa dell’aumento del sommerso e della corruzione nel nostro paese. L’altra parte dello schieramento, intendiamoci, è Scherzi a parte, quindi è il gioco dell’illusionismo perfetto: due parti marce della stessa mela, una che illude i fessi con la fola della lotta al comunismo, l’altra che illude i fessi con la fola della lotta al berlusconismo. Due bugie fanno la verità degli ultimi decenni.

Ma c’è una terza forza, un terzo del parlamento. Il terzo mancante si dice indisponibile a qualsiasi dialogo (e come dargli torto con questi campioni di democrazia) ma dimostra una cosa sola: che in questo paese fai più bella figura a non fare un cazzo, in ogni caso vorrei proprio vedere al governo gente del calibro di quel Casalino che diceva che gli stranieri puzzano o quella Lombardi che riconosceva che, sì, in fondo Mussolini ha fatto anche cose buone. Non che la frase sia colpevole di per sé, anche Hitler avrà preso una doccia ogni tanto, ma non è questo il punto se vuoi essere una forza alternativa al vecchiume italico.

La parte meno malata del giornalismo italiano, parlo del Manifesto, ormai è in stallo da estasi mistica, ieri festeggiava l’anticostituzionalità della legge giovanarda col titolo Viva Maria, come a dire che l’unica via è quella della trasfigurazione della realtà, ma sì, sballiamo e fingiamo che se la marijuana fosse liberalizzata non sarebbe la Marlboro a venderla! D’altronde un giornale che si chiama comunista in Italia non può che essere impregnato di misticismo.

La leggenda dice che siamo una repubblica perché il referendum antimonarchico è stato truccato. Un giornale serio all’epoca avrebbe scritto “Cominciamo bene!”. Resta il fatto però che se avessimo fatto decidere al popolo, il famoso popolo, oggi avremmo un re, magari quel tizio che, stanco degli hotel a 7 stelle, ha partecipato a un reality in mezzo ai poveri, ora lui sarà tornato negli hotel a 7 stelle e i poveri saranno rimasti poveri.

Il vuoto a forma di Italia che riempie quest’ansa di mare ci ha insegnato a prendere la vita con la giusta dose di scetticismo, e questo non è sempre un male, ma talvolta è davvero scomodo abitarci. Non so se avete mai visto quei film horror psicologici di fantascienza come “Cube”, nei quali un gruppo di persone si trova in un luogo che ha leggi fisiche diverse da quelle terrestri, in cui si rischia la vita per un nonnulla e bisogna venire a capo di codici misteriosi che governano la struttura in cui ci si trova; ecco, quella roba lì è l’Italia: un cubo splatter dalle regole insondabili.

La vera rivoluzione oggi la può fare solo un maestro elementare, una professoressa, un docente universitario, i quali una mattina dicono ai propri allievi: – Io non potrò mai insegnarvi niente di buono, lasciate le vostre famiglie e inventatevi qualcosa. Ma inventarsi qualcosa è difficile con questo chiasso.”

Per il resto “noi speriamo che c’è la caviamo

ABITUDINI


E che mi son disabituata ad essere felice

Minchia che fatica la vita a volte. Tipo oggi un mal di testa che non lascia tregua, le spalle contratte, la pioggia continua, il distrarsi continuamente alla finestra, il mettere a posto pensieri disordinati e disubbidienti, la stanchezza, il mio oroscopo è confuso, non sa, non capisce se sarà un anno di guano o di spine, almeno fino a luglio. Poi probabilmente pure, ma non si sa.

Serve la bacchetta magica, però non ricordo dove lo messa dall’ultimo trasloco, probabilmente sarà in solaio come tutte le cose che non trovo negli ultimi due anni.

Sbuffo, si lo so devo esser propositiva, positiva, ridente, propedeutica allo smile e il mondo mi sorriderà.  Però… fateci caso quando sorridiamo, mostriamo i denti, se fossimo del tutto bestie (e in parte lo siamo) sarebbe un segnale di pericolo. Mostrare i denti è l’avviso di un prossimo attacco.  Vuoi vedere che il problema è questo, io pensavo che la vita mi sorridesse e invece si preparava a sbranarmi.
Non pensiate che sia triste o depressa, anzi in questo momento ho un ghigno sorriso sul viso, semplicemente credo di essermi disabituata ad esser felice.

Se vi domandate della foto, non so, così, mi piaceva, tutto quel nero spezzato dal rosso, gli occhi che osservano dalla maschera. Mi ha ricordato la prima poesia che ho scritto, era il 2004 i colori erano quelli e credevo ancora.

SINDROME POST TRAUMATICA DA VITA


Che poi ti dici ma che sindrome è sindrome, al massimo io ciò la sindrome del bombolone alla crema ingurgitato.

Che poi ci pensi e ti dici bé se comincio a metter i mattoncini da quando ero piccola, si vabbé, ma tutti iniziamo fin da piccoli a soffrire

Che poi ci rifletti e soppesi e si in effetti una dietro l’altra né, ma tutte sopportabili le batoste, per l’amore del cielo, e poi le ho superate. Bé forse superate superate no, ma accantonate, messe lì in un angolo a prender polvere si. Bé forse tutte sopportabili non proprio, una forse no, ma fa niente l’ho messa in fondo in fondo, con sopra tutte le altre così non la vedo.

Che poi te lo dici, si ok, ma l’ultima alla fine è meno peggio delle altre, i tradimenti, le coltellate alla schiena, è roba di tutti i giorni.

Che poi sospiri, si dai, ti avevano avvisato quando eri giovane, “La vita è dura, vai bene te che sei giovane, vedrai”, insomma lo dovevo sapere che prima o poi.

Che poi ragioni, se cade una fondamenta ne costruisci un’altra, si ma però è un casino toglier le macerie prima.

Che poi te le guardi proprio, lì una sopra l’altra, tanti piccoli traumi di vita si impilano uno sopra l’altro, come piccoli lego, fino a quanto sono troppi e tutto crolla.

Che poi infine lo ammetti, cazzo cazzo, son in piena sindrome post traumatica da vita!

PRETESE


Neve
Nuovi enzimi, vecchie dinamiche
Pensieri che ti inchiodano
Si può annegare in una lacrima.


“Smetti di pensare la vita…. è quello il problema di noi segaioli mentali, pensiamo la vita e smettiamo di viverla. Ci è impossibile non pensare, pensi non lo sappia, ma è la nostra rovina. Non pensare non ci porta al caos, il caos è dentro di noi. Crediamo che pensando rimetteremo ordine, impossibile l’universo naturalmente è portato al caos, ecco la fatica di certe giornate….”

Questo è ciò che ho scritto oggi.
Il primo è ciò che ho detto a me stessa stamattina e il secondo è quello che ho detto a un mio amico “fraido”. Sembrano scollegati ma entrambi conducono alla stessa sorgente. Sarò pronta ad affrontarla?

Non si può pretendere di bere l’acqua limpida di un ruscello e fare il bagno tiepido contemporaneamente.

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