DISSOLVIMENTO


Il mondo era giunto al termine.
Ogni singolo abitante di quel mondo lo percepì nello stesso identico istante, in fondo in questa realtà, ogni cosa che ha un inizio, ha anche una fine.

La fine era arrivata, tutti lo sapevano, non percepivano paura, ma erano intrisi da un senso di scoraggiamento. Percepivano che non sarebbe stato nulla eclatante, niente dolore, non guerre, non fuoco a distruggere o maremoti a ricoprire, semplicemente ogni essere umano si sarebbe dissolto.

Lei sospirò, non le piaceva questa cosa, ma voltandosi verso lui sorrise e penso: “Almeno andremo via insieme, ci vedremo e ci stringeremo in un ultimo abbraccio”. Fu in quel momento che si dissolsero gli occhi di tutti.

Allora lei capì che non era un’opzione concessa, l’addio a questa terra sarebbe stato in solitudine, ognuno con i suoi ultimi pensieri, ognuno un mondo a se stante, piccole isole separate che erano erose lentamente dalle onde del tempo.

Rimase immobile spaventata da quel pensiero, mentre una parte di lei pensava, non c’è corpo da sentire, e attese, attese che il resto del corpo cominciasse a dissolversi.

Me e i miei strani modi di elaborare con Morfeo le lacrime asciutte

SOLCO


Non ci ho dormito stanotte, mi sono svegliata ogni millanta minuti, sempre quella percezione nel cuore. Nel dormiveglia cercare di capire perché rivedevo immagini senza immagini della serie vista ieri, una serie che mi ha “rubato” (apparentemente) solo sorrisi e risate, e sì, ammetto anche qualche emozione visto che parla di “emozioni”. Cosa mi svegliava e rendeva il mio sonno così tormentato? Perché quel titolo era la prima cosa che pensavo in quei risvegli cadenzati?

Intuirlo stamattina quando il conscio ha occupato il posto dell’inconscio, ma trovare un suggerimento, un promemoria, da lui lasciato.

Le lacrime della protagonista tenute dentro per mesi che si sciolgono in quella stretta, quel lasciarsi andare, quel ricominciare, sapendo nel suo inconscio che è solo un preludio ad un nuovo addio.

Avete mai lasciato qualcuno da innamorati persi di quel qualcuno?

Io l’ho fatto, è una cosa che lascia il segno, talmente tanto e in profondità, che, a quanto pare, bastano pochi fotogrammi per portare in superficie tutto quel dolore, e non basta dirsi che è la stata la scelta migliore, che non avevi alternativa, che era una questione di sopravvivenza emotiva, che sei quella che sei anche grazie a quello, non basta…

La storia è alle spalle, quell’amore è alle spalle, ma quel segno è ancora lì è ha tracciato il solco del mio vivere da quasi vent’anni.

LA TORRE DI VETRO


Scelgo la musica da mettere nel breve tragitto casa lavoro, leggo Key, clicco, parte Hate That.

I primi sei secondi sono destinati a pensare “Oggi la posto, bellissima, e poi chi non ha avuto un amore che ha “odiato”?“. Il resto del tempo è stato riempito da quel nodo in gola e da un’anomala leggera idratazione agli occhi.

Io l’ho avuto un amore che si “odia”, consapevole che l’odio è solo la parte ombra dell’amore.
Io l’ho avuto un amore che si “odia” e ne sono sopravvissuta.
Ne scrivo periodicamente quando sono distratta o quando vivo nel mondo di Morfeo, “qualcosa” subdolamente risale e mi stende.

Sopravvivi a un amore che si “odia”, e smetti di parlarne anche alle persone più care dopo un po’, perché lo senti il loro pensiero di sottofondo: “Hai scelto tu di andartene, perché ci pensi? Ancora a parlarne. Vai oltre.”, e hanno ragione.

Come fai a giustificare che hai lasciato ma eri ancora innamorata persa? Come fai a far comprendere che è stato solo l’istinto di sopravvivenza? Per un attimo è riuscito a prendere il sopravvento, ti ha fatto scappare via, ma una parte di te è rimasta sempre là. Come fai a spiegare che quell’amore ti ha reso quella che sei oggi, nel bene certo, ma anche nel male, e il male è questa torre di vetro dove vivi da sola, e a nulla solo valsi i tuoi tentativi di fuga da essa.

Questo aspetto di te, questo tua capacità di vedere i potenziali degli uomini, ma non riuscire a scindere tra potenziale e realtà, (perché un potenziale non indica la piena e completa realizzazione, ma solo la possibilità che accada) è stata una rovina.

Posterai la canzone, guarderai cose allegre, farai la buffona e dirai cose stupide, e quel “qualcosa” tornerà in profondità. Nel frattempo tu continuerai a cercare di evadere da quella torre di vetro.

GALLEGGIAMENTI


I pensieri e le parole sanno galleggiare sulla superficie del vino.
(Oh anche gli “stronzi” ma non posso dirlo)

Per saperlo, hai dovuto prima metter a dura prova il tuo fegato, perché l’amore è quello che realmente devasta, non il cuore.

Esci con gli amici e mentre vedi la vita scorrere intorno a te, sorseggi a volte vino a volte cocktail, sperando che prima o poi, uno dei due confonda i tuoi pensieri, ma soprattutto affoghi le tue emozioni.

Per scoprire che le emozioni sono esperte nuotatrici, sguazzano in te, quando non le senti e solo perché si sono tuffate in profondità in tutto quell’alcol, per riemergere più forti e tenaci di prima, divertite dai tuoi inutili tentativi.

Vi fu un tempo così, ora non più, un po’ perché l’alcool non lo reggi più, un po’ perché hai avuto pietà del tuo fegato, un po’ perché il tempo è galantuomo ed è l’unico antidoto alle emozioni.

Chissà, forse speravi di leggere i fondi del vino, come la chiromante legge i fondi del caffè, o ti auguravi di trovare nelle foglie di menta del mojito la tua nuova tasseomanzia.

Confidavi in un’indicazione del tuo futuro, di quando non avresti più sentito quel tormento dentro te, per poi scoprire (dopo anni) che quel tormento era essenza vitale del tuo vivere.

SFUMATURE


Un tempo lontano, ma non troppo, viaggiando in treno e guardando sfumare davanti ai miei occhi il paesaggio, pensai che: “I “viaggi” difficilmente hanno contorni definiti, perché il limite del dettaglio, scioglie le sfumature della vita. Le certezze non appartengono a questo mondo.”

Continuo a viaggiare nella vita così, con i limiti del dettaglio sfumati, navigando a vista tra l’incertezza e il sogno.

Incuto timore molte volte, forse troppe, ma solo a chi non vede le mie sfumature, a chi non scorge, dietro quella mia ruga sulla fronte, un’adolescente mai cresciuta, che ha perso per strada l’incoscienza di innamorarsi ancora.

IL PUNTO DI CAMBIAMENTO


Sei ancora lì, tra i meandri oscuri di quella che è la mia mente, esci random in alcuni notti, quando chiacchiero con Morfeo e sono distratta.

Sei un’illusione cui, come fossi un novello dio, ho dato un corpo, sangue e sudore. Solo che alla fine il dio sei diventato tu. Chissà se hai mai saputo quanto potere avevi su di me.

Hai diviso il mio tempo su questa terra.
Il punto di cambiamento.
Prima di te. Dopo di te.

A volte penso a tutti questi anni passati come lo spreco di una vita perché nel “dopo di te” non ho più amato nessun uomo. Sono consapevole e nel farlo mi do della stupida, m’incolpo di aver creato un mostro invisibile che mi ha tenuto, mi tiene, ancorata a una prigione fatta di finestre aperte.

Capita, però, che a volte penso che questo “dopo di te” mi ha liberato dal dover amare convenzionale, mi ha cresciuto e ha portato la mia visione d’amore su altri piani.
Questa visione è un cellophane intorno al cuore che mi permette di amare senza paura del dolore. Mi ha permesso di amare, tra le altre cose, me stessa.

Poi però ho il dubbio, penso che questo cellophane sul cuore non mi abbia liberato, ha solo spostato la direzione dell’amore che ognuno di noi possiede e ritorno al punto di partenza, avrei potuto vivere meglio, amando di più, vivendo di più, e non l’ho fatto.
Lo spreco di una vita.

Non ho risposte certe. Non la mattina dopo, quando sei penetrato, attraverso il mondo di mezzo, da me. Come sempre aspetterò la sera, quando tutti questi pensieri saranno sciolti o forse si saranno solo ricongelati nei meandri oscuri della mia mente.

Tornerò ai miei drama, ai miei attori e idol, alle mie letture, alle chat con le amiche, alla pizza con gli amici, ai miei progetti, alla leggerezza di vita che ormai cerco.
Riderò e sorriderò, provando a vivere al massimo delle mie capacità, questa vita che mi rimane.

BLU


Il mantello è simile a quello dei film di fantasy, il cappuccio ampio gli copre parzialmente il viso, s’intravedono solo gli occhi e il mento. Si avvicina piano, senza esitazione.
Lo osservo da lontano, rimango impietrita sul posto e penso: “No! Per favore, fermati, fermati! Se ti avvicini troppo, se mi guardi negli occhi, capirai ancora tutto il potere che hai su di me”.
Ora capisco la paralisi delle prede.

Non si ferma, continua fino a trovarsi a pochi centimetri da me, alza lo sguardo e incrocia il mio. Lo sapevo, mi scoppia il cuore, trabocca d’amore e di paura.

E’ la paura a portarmi parzialmente in un risveglio, rimango lì, immobile nel letto, né in questo mondo, né in quello di Morfeo. Rimango lì al confine dei due mondi, mentre mi duole il cuore.

Non so perché, ma in quella terra di mezzo, la prima cosa che mi viene in mente è una tecnica che usano i fiorai. Colorano le rose bianche di blu, mettono l’inchiostro blu nell’acqua. Le rose assorbono l’acqua e nel farlo, cambiano il loro colore e la loro natura. Diventano bellissime e uniche.
Il problema è che per le rose, l’inchiostro è veleno.

Rimango così, ancora ferma nel letto, nel mondo di mezzo, lo sento, il mio sangue si colora di blu, lentamente e inesorabilmente. Arriva uno dei miei gatti, Loki, ci prova con la zampetta, picchiettandomi il volto, a riportarmi in questo mondo, ma il blu non lo permette, non fintanto che non avrà colorato tutto il mio sangue da rosso a blu. Quando accade, mi risveglio e sento il cuore gonfio.

Lo so già, questa giornata sarà così, avrò una percezione di te tutto il giorno, e mentre le ore scorreranno, verso sera, il blu si trasformerà in azzurro, e poi domani, il mio sangue tornerà rosso.

Quando, anni fa, me ne sono andata, ero convinta che ti avrei lasciato alle mie spalle e invece ti ho portato con me. Era molto che non venivi nei sogni. La sensazione è che in questa vita sarà sempre così, e questo da una parte mi spaventa e dall’altra mi consola, perché questo è “uno di quei sogni”.

E’ stato ieri che ho letto una frase di Barbara Alberti, «L’amore è per i coraggiosi, tutto il resto è coppia». Ed io, dopo te, son diventata codarda.

Mi alzo, vado in bagno e mi osservo davanti al grande specchio, penso che la vita ci prosciughi e ci fa sembrare come delle albicocche che si avvizziscono al sole. Dovrei sorridere di più. Il sorriso nasconde le rughe.

E’ un vero peccato che mentre la vita ci/si prosciuga, il nostro nocciolo interiore cresca e risplenda come un adolescente al suo primo amore. Forse è questo lo scopo, che perversamente il dio che ride ha creato. Quando il nocciolo interiore è pronto a sbocciare, l’involucro, il nostro corpo, avvizzisce e muore, permettendo a un nuovo noi di nascere. Un nuovo noi che porterà con sé l’insegnamento, ma non il dolore. Forse è questo il concetto della reincarnazione.

Credo che il dio che ride, giochi spesso con me, credo di essere uno dei suoi personaggi in questo suo gioco di ruolo.

Smetto di osservarmi allo specchio, chiudo gli occhi, si inizia la giornata. Spero arrivi presto questa sera, dove il blu si sarà stemperato in un pallido azzurro.

Domani sarà diverso, domani ricomincerò a postare i miei amati “principi asiatici”, perché favola per favola, loro non potranno mai farmi del male trasformandosi in lupi.

Perhaps love


Leggo e scorro le pagine, penso infastidita della protagonista “Non si può essere così ingenua, sacrificare se stessa per lui”. Poi, un pensiero veloce, mi blocca.
Ho appreso che quando una cosa ti crea un forte disagio o un’antipatia, semplicemente stai vedendo una parte di te che non accetti, riflessa, nell’altro. Noi vediamo solo ciò che conosciamo e conosciamo solo quello che, in qualche modo, fa parte di noi.

Perché in fondo io lo so, ho nascosto di me, nel posto più profondo e oscuro quella me sognante e disposta a tutto per amore. Quella parte è una delle mille me.

Dovremmo far tesoro quando scopriamo una persona, un atteggiamento o, come in questo caso, o un personaggio che ci infastidisce. Ringraziarlo per avere portato alla luce una parte di noi che rifiutiamo o non accettiamo. Quindi io devo ringraziare questo romanzo, e nel farlo, dopo, ho amato e compreso Bee.

Bee mi ha rammentato quanto io sia stata capace di rinunciare a me stessa, e per questo esser quasi “evaporata”, era quello che mi dava fastidio di lei, portava in superficie quella me che ho relegato nel posto più profondo e oscuro. Bee mi ha fatto capire che vive ancora e potrebbe farlo nuovamente, se lasciata libera. E questo, contemporaneamente, mi rallegra e mi spaventa.

Bee mi ha ricordato che ho amato così in questa vita, come lei ha ama Lee Hyun-min. Ho amato un uomo così tanto da sospettare che questo amore venisse da vite precedenti e aver timore che si estenderà in quelle future.

Chi è Bee? E’ la protagonista femminile di un music romance che ho letto, Perhaps Love, in cui entrano in gioco due emisferi, quello occidentale e quello orientale, dove si incontrano l’amore e la passione, sia quella per la musica che quella che avvolge il cuore e i corpi.

drawing by Eli – IG Bathory_85

Perhaps love è il primo libro di BluBird, ed è il primo volume della Sky Serie. E’ un romanzo autoconclusivo, non si rimane in fremente attesa del finale, cosa che io amo, detesto aspettare.
Nei successivi quattro volumi si scopriranno man mano gli altri personaggi conosciuti nel primo volume. Io son curiosa, avendo già cominciato ad amarli in questo.

L’ho letto in brevissimo tempo, nonostante in questo periodo non abbia avuto molto spazio per la lettura. Parla della Corea, del dietro le quinte di una kpop, parla di una parte di me, ma credo di molte, che nonostante tutto credono nell’amore.

E’ la storia di due ragazzi, di una notte e di un incontro casuale.
Lei inglese, con dna per metà italiano e una vita non proprio semplice che l’ha resa “una tipa tosta”.
Lui coreano, idol, membro di una famosa band kpop in trasferta nel Regno Unito, che fugge per qualche ora.
Scatta qualcosa, in quella notte, dove si incrociano per un attimo, non sapendo nulla uno dell’altro. Ma il destino non regala loro tempo.

La storia prosegue e si trasferisce in Corea mesi dopo. Qui si intrecciano i destini dei due ragazzi, l’amore e la passione scoppia, ma la possibilità di viverli è costellata da impedimenti esterni che mettono a dura prova. Del resto come scrisse Gibran:
“Come covoni di grano vi raccoglie in sé.
Vi batte finché non sarete spogli.
Vi setaccia per liberarvi dai gusci.
Vi macina per farvi neve.
Vi lavora come pasta fin quando non siate cedevoli.

E vi affida alla sua sacra fiamma perché siate il pane sacro della mensa di Dio.
Tutto questo compie in voi l’amore, affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita.”

A chi consiglio questo libro? A chi ama il genere, a chi vuole una lettura che scorra veloce e piacevole, a chi vuole che l’estate sia un pò più calda anche nella lettura, e a chi vuole leggere un libro leggero ma appassionato, a chi vuole farsi trasportare in una favola moderna.

Se poi volete ascoltare la musica di questo music romance, quelle che scorrono in sottofondo alle parole scritte, potete farlo qui, cliccando qua sotto sul nome:

SPOTIFY

YOUTUBE

SCHEDA DEL LIBRO
Titolo: PERHAPS LOVE
Autore: Bluebird
Data di pubblicazione: 30 dicembre 2020
Editore: Self publishing
Genere: Music romance
Perhaps love è un romanzo autoconclusivo ed è il primo volume, di cinque, della Sky Series.

Disponibile su Amazon in versione digitale e cartacea.
Digitale: 353 pagine, 1,99 Euro – Link Amazon: https://www.amazon.it/dp/B08RJ37ZX7
Cartaceo Flessibile: 351 pagine, 8,96 Euro
Cartaceo Rigido: 375 pagine, 15,60 Euro
E’ incluso nell’abbonamento Kindle Unlimited

PLEXIGLAS


Ancora tutto quel potere.
Quando una foglia del tuo mondo cade nel mio, mi si contrae il cuore.

Forse dovrei toglierlo dalla scatola di plexiglas in cui l’ho riposto, dove, a tutti è possibile vederlo, a nessuno è possibile toccarlo, ma non so più dove ho riposto la chiave.

Si inizia per proteggersi dal male, dal dolore, e si finisce per escludersi dal mondo.
L’equilibrio è una fragile sostanza.


NASCONDINO


«Mi piacerebbe tanto un bel giorno riuscire a vivere facendo cose giuste invece di limitarmi a non fare quelle sbagliate»

Ho fatto un sogno l’altra notte, di cui ricordo poco, solo delle strade a me familiari, deserte, e il mio percorrerle. Ritrovarmi in una stanza mentre lentamente preparano del cibo color arancione, anche per me, su una piastra. Così lentamente che devo andar via prima che sia pronto, consapevolmente alterata che non mangerò per tutto il giorno.

E’ tutto quello che ricordo. So che c’è dell’altro, che il mio inconscio, subconscio e conscio hanno censurato. Lo so perché tutto il giorno sono stata pervasa da un’emozione non ben definibile, una specie di saudade, intensa, profonda, dolorosa. Così intensa, profonda e dolorosa da sentire ogni tanto il cuore e il respiro contrarsi con una fitta.
Me lo sono domandata tutto il giorno. Cosa mi nascondo?

Poi la frase di Chuck Palahniuk mi ha folgorato. Ecco vorrei quello, o meglio la mia versione di quella frase “Mi piacerebbe tanto un bel giorno riuscire a vivere invece di limitarmi a sopravvivere”.  Ho staccato dal giusto e non giusto, perché ormai i confini spesso non li vedo più.

Me lo domando anche oggi. Cosa mi nascondo?
Sono brava a farlo. Da bambina mi portarono a veder Bambi. Iniziai a piangere dalla morte della madre e alla vista di Bambi disperato, terminai circa un’ora dopo esser uscita dal cinema. O così mi raccontarono oltre trent’anni dopo, quando non capivo perché, guardano la cassetta appena comprata con mia figlia, sapevo cosa sarebbe accaduto subito dopo (per la cronaca ho rimosso ancora la trama del film, nonostante l’abbia rivisto, e ricordo solo ancora la scena in cui cominciai a piangere).

Ci sono dolori così intensi che sono insopportabili per l’esistenza. Non possiamo tenerli con noi. O loro o noi.
Se scegliamo di sopravvivere, teniamo noi e abbandoniamo i ricordi, o almeno crediamo. Loro ci seguono, finché non li affrontiamo e passiamo oltre.

Me lo domando anche in questo momento. Cosa mi nascondo?
Con cosa di me, delle mie emozioni, dei miei ricordi, sto giocando a nascondino?