Ci son incappata per caso. Diciamolo, nell’ultimo periodo son piena di “caso”. Quel caso che pare ci sia qualcuno davanti a spianar la strada, e tutto diventa più easy.
Di “easità” ne ho bisogno. In tutto questo ultimo abbondante anno, ho sempre sentito il peso del dovere e la necessità di un aiuto ad affrontare quello che avevo davanti.
Il peso del dovere c’è ancora, mi grava addosso, ma spesso lo fanculizzo. Per quanto concerne l’aiuto, il detto “aiutati che dio ti aiuta” è sempre vero. Questo non vuol dire che sei solo, ma significa che quando muovi energia, prima o poi gli aiuti arrivano.
I miei aiuti hanno avuto molteplici forme. La forma di amici del mio stesso segno zodiacale (cosa strana per me); hanno avuto e hanno una forma veneta e una romana; hanno avuto la forma di gesti concreti e di parole; hanno la forma di affetto e di piadine a mezzanotte; hanno anche la forma del mio nuovo capire attraverso il distacco. Ma non era di questo che volevo parlare, mi son distratta, volevo parlare di quello in cui sono incappati i miei occhi.
Sono incappata in una foto. Una foto di Oriol Jolonch. Perché son lì, mi ci vedo.

Per me l’idea di una cozza che si trasforma in farfalla, è geniale. Tanta della mia vita è rappresentata lì. Le mie varie mutazioni, metamorfosi di crescita, che a volte ho scelto e a volte la vita mi ha imposto.
Perché un pò cozza mi ci son sempre sentita, anche quando mutavo in farfalla, io dentro conservavo la sensazione di esserlo un pò cozza, e questo mi ha salvata.
Comunque ci siamo. Siamo un’altra volta nella fase cozza in trasformazione. Speriamo che tutto vada a buon fine e che anche questa volta, a mutazione avvenuta, la parte cozza rimanga lì a ricordare alla farfalla da che parte arriva.
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