NÒCCIOLI


Cugini.
Nòccioli.
Tutti futuri alberi.

Un nòcciolo vive tuttora lì. Un nòcciolo è diventato albero, ma poi non ha resistito. Le intemperie di questa terra l’hanno abbattuto. Un nòcciolo è come svanito nelle nebbie del tempo che passa, non ne so più nulla, se è vivo, se è morto. Un nòcciolo è stato trasportato lontano da quelle terre, dal vento, quel nòcciolo sono io.

Chissà che albero son diventata?

Mi scruto. Occhi di ora verso allora.
Il sorriso, anzi il ridere, la postura, quel rametto, la luce negli occhi. Mi vedo per chi ero. In verità, ne sono consapevole, sono la stessa oggi.

Nel profondo il mio “nòcciolo”, la mia anima, è la stessa. Ho gli stessi ideali, la stessa innocenza (o meglio oggi ho l’innocenza dei vecchi), lo stesso scopo, lo stesso sguardo sul mondo, soffro per le stesse emozioni, i miei punti deboli e quelli forti sono gli stessi, ma fuori, in superficie, nel mio vivere, sono così diversa oggi.

Questi anni, questo crescere, tutto questo tempo terrestre, hanno fatto sì che isolassi sempre più il “nòcciolo” dall’esterno. Forse per proteggerlo, o forse per paura, o forse per entrambe, chi può dirlo.

E’ accaduto. Non so di preciso il momento, ma è accaduto.
Da piccola e fino a qualche anno fa, facevo di tutto per dare vita a quel nòcciolo, per portarlo alla luce, perché tu, chiunque fossi, potessi vederlo. Poi è sopraggiunto il contrario. L’ho ricacciato in fondo da qualche parte, l’ho fatto così bene che il silenzio assordante della sua mancanza mi anestetizza.

Ma mi manco. A volte mi manco tremendamente.
Come gli innamorati distanti tra loro migliaia di chilometri, si struggono nel pensiero dell’altro lontano. Ecco, mi manco in quel modo, so che il mio nòcciolo c’è, che esiste, è vivo, ma mi ritrovo a vivere, nel quotidiano, con la parte migliore di me lontano. Ah, fossi stata meno brava a nasconderlo, con trabocchetti e labirinti, distante dall’albero che son diventata.

Eccoci allora qui, vicini e distanti, radici e rami, sappiamo che l’altro c’è, lo percepiamo, ma siamo separati.

SOFFUSA E CONFUSA


Posso spaccarmi il cuore a metter un piede tra le nuvole e camminarci in mezzo.

Eppure lo metto, trattengo il fiato, allungo il piede senza sapere dove poggerà.

Soffice bambagia o fuoco dell’inferno?

Ho l’anima fatta di zucchero filato, se mi mordi, mi ucciderai, ma tu potresti morire di dolcezza

Photo by Trey Ratcliff

FLASH


Anni consumati, foto di ora.
Il tuo volto, lo sguardo.

Chi ti teneva prigioniero lo fa ancora.
Le sue catene son le stesse.

Non cerca amore, ma compagnia nelle tenebre.

Non posso niente.
Che dio ti protegga.
Io non ci sono riuscita.

red angel

INSHALLAH


Questa marea che risale, blandisce la pelle e lascia l’anima senza fiato.

La notte apre gli occhi e ti osserva, tu la scruti cercando di farle abbassare lo sguardo, nella vana speranza che così ti lasci riposare.

Vorresti certezze che la vita non da mai, far uscire l’adolescente che scalpita dietro le tue parole dure.

Come gomitolo di lana tra le zampe di un gatto, i pensieri si attorcigliano tra loro, mentre tu ti rigiri nel letto.

Respiri, sospiri, sopravvivi.

Inshallah, ciò che dio vorrà, sarà.
hope