1000 PEZZI 5,00 €


Dopo aver rodato e studiato la catena di montaggio a due persone (di cui al post di ieri), dopo aver ottimizzato al massimo il lavoro, l’analisi economica scaturita da tali dati è la seguente:

Lavoro a catena senza interruzioni di sorta, lavoro prodotto in un ora:
200 pezzi

Media procapite oraria persona:
100 pezzi
(nella realtà sarebbe qualcosa di meno, poiché il lavoro a catena ottimizza molto di più del lavoro singolo)

Ricavo lordo singolo pezzo:
€ 0,005

Ricavo lordo orario singola persona:
0,50 centesimi di euro

Tempo giornaliero necessario per guadagnare 5,00 €:
10 ore senza interruzioni di sorta

Guadagno lordo mensile con una media di lavoro 30 giorni su 30, 10 ore su 24:
€ 150,00
(escluse spese trasporto, tasse e assicurazione medica)

Tempo medio trattativa lavorativa con la controparte:
(detto anche tempo di fanculizzazione o sfanculamento)
1 centesimo di secondo

OVAIE VIBRANTI


Il mio problema di questi giorni sono due problemi.
La mancanza di tempo e la mancanza di soldi.

Il secondo di questi problemi, in questi giorni, mi sta asciugando le ovaie.

Poi mentre le ovaie sono in fase di asciugamento mi vengono in mente alcune cose:

* nella mia regione, dicono che la sanità è eccellente, poi vado a prenotare una mammografia e me la danno dopo 9 mesi,  previo pagamento immediato del ticket di 60 euro. Se non pago subito non mi prendono l’appuntamento che avrò tra nove mesi.
Noi eccellenza… non oso immaginare le altre regioni.
Eccellenza chissà perché a me viente in mente altro.

* la Picierno (Pina) non paga delle stronzate già dette: “..perché 80 euro al mese significa poter andare a mangiare due volte fuori, significa poter fare la spesa per due settimane”, continua a spararne altre.
Nel frattempo io voglio andare a far la spesa dove la fa lei, Picierno ci illumini, dove una famiglia con 160,00 euro può far la spesa di un mese!

* il leader della sinistra, tale Renzi, minaccia “i sindacati non mi fermano”, poi ricordo, lui non è un leader di sinistra, è il leader della muova sinistra, ovvero è di centro, e manco è stato eletto.

* le tasse, le aliquote, l’iva pari ad un quarto del valore di ciò che acquistiamo, i tagli sociali ma non quelli alle strutture-enti-fondazioni inutili e agli stipendi gonfiati, gli aumenti di tasse comunali regionali statali, mille imposte con le loro mille sigle atte a confondere, gli obblighi di adeguamento di legge che prevedono esborsi di soldi che non abbiamo, le tasse sulle tasse… mi fermo qui, più di questi pensieri oggi non posso reggere, solo parlarne mi ha stremato.

Lo so, non parlo mai di queste cose così “venali”, in genere me le tengo per me. Di solito parlo di emozioni, sentimenti, vibrazioni.
Che dire? Sarà che mi vibrano le ovaie rinsecchite mentre guardo i tre debiti da pagare davanti a me, tutti che scadono questo mese.
Con loro faccio il gioco delle tre carte. Quale delle tre pago questo mese? Quali rimando al mese prossimo per far un’altra volta il gioco delle tre carte? E fino a quanto riuscirò a farlo?

Sapete, le mie ovaie vibranti hanno un messaggio per molti, ma non per tutti,  fanculizzatevi!

SMAGLIATA


Smagliata.
Non è senza maglione.
Ma come vedo la mia vita.

Guardo le foto fatte dal Chiwaz a Progenie (bellissima fuori e intensa dentro), con i miei vestiti e le mie scarpe, o meglio quelli che furono i miei vestiti e le mie scarpe fino a un anno fa.
Guardo le foto che lui mi ha appena fatto a una cena pochi giorni fa, e poi ci si mette anche Mark Zuckerberg con il suo filmato regalo “degli ultimi anni della vostra vita”.
E il vaffanculo parte silenzioso e intenso come la notte dopo aver mangiato i fagioli a cena. Ma come ho potuto, in così poco tempo, farmi questo?!

I vestiti son i miei con quattro taglie in meno. Nel “filmato regalo” degli ultimi anni, ballo, sorrido e sono sempre circondata da persone e amici, dove c’è da fare, organizzare e ridere io ci sono e la vita è il mio palcoscenico.
Questo nonostante periodi cupi e non leggeri, nonostante abbia pianto e sofferto percorrendo gli anni, ma la mia soffusa tenace grinta era lì sottopelle che scorreva insieme al sangue. E ora no. E la forza manca.

Scelte sbagliate, persone sbagliate, stanchezza che copre, anni che corrono e sfiancano. Sono davvero un’ombra sbiadita di quello che ero, un ritratto di Dorian Gray al contrario.
Da qualche parte, dentro, io son lì che danzo e sorrido, ma fuori son grigia, ringhiosa, stretta tra doveri, responsabilità, penuria e sfiducia, un arrancar in salita. Ciò che è dentro è fuori, ed io son diventata vecchia in pochi mesi.

Niente suggerimenti di pensieri positivi. Se riuscissi a farli in questo momento, non scriverei questo post. Niente pacche sulle spalle, perché questo scritto non è una richiesta di aiuto, ma è uno specchio in cui rifletto e vedo.

Non me la prendo con gli altri, me la piglio con me stessa. Tutti questi anni sprecati, tutti questi anni a capire. Madre Terra non è mamma, è matrigna e ti alleva alla sopravvivenza. Ce la fai? Va bene. Non ce la fai? Soccombi.
Ma io non riesco, non mi rassegno alla sola sopravvivenza, io anelo alla vita, e da qui la sofferenza.

E in tutto questo grigiore e questa pesantezza, da un punto non preciso di me, sento la mia anima che danza, e mi sussurra: “C’è del buono anche in questo periodo. Hai potato rami secchi e falsi amici, hai visto chi sono “i ti voglio bene a parole” e chi “i ti voglio bene con i fatti e le parole”, hai smesso di aspettare, sei andata oltre perché chi aspetta non sarà mai raggiunto”.
Il problema è che io son andata oltre, ma non so dove.

Che fatica crescere, non si smette mai.

IL VAFFA TUTELATIVO E DINTORNI


Settimana scorsa il mio corpo ha stabilito che avrei passato una nottata alternativa e fuori dagli schemi. Così mi son ritrovata al grand hotel “Pronto Soccorso”.  Quella notte ho fatto delle scoperte su me stessa.

FATTO: Piegata in due dal dolore. Progenie mi sorregge e mi aiuta a camminare. Davanti all’unico ingresso pedonale del pronto soccorso ci sono due persone che incuranti “aifondano” a gogò.  Progenie chiede: “Per favore dobbiamo entrare”. Persona a destra si sposta e imbecille a sinistra (d’ora in poi chiamato IS) non si sposta continuando tranquillante ad “aifonare”. Progenie chiede un’altra volta “Perfavore” e finalmente IS si sposta blaterando qualcosa indispettita.
A quel punto, sempre piegata in due,  mentre cammino con la velocità di una lumaca artritica, lasciando alle mie spalle IS,  sento il tono alto della mia voce esprimersi in un soave e femminile francesismo: “Ma vaffanculo“.  IS, credo sorpresa,  risponde contrariata alla mia pronuncia francesista e a quel punto allora gli lancio la maledizione “Ti venisse quello che ho io”.
SCOPERTA: Ormai ho in Vaffa tutelativo incorporato, parte il pilota automatico, quando la sottoscritta è fuoriuso.

FATTO: Al pronto soccorso mi danno il codice giallo e un bicchierino vuoto del tè dei distributori,  mi dicono: “Vada in bagno se riesce a far un pò di pipì qua dentro”. Progenie mi accompagna al bagno, nel mentre io penso “Alla faccia dei contenitori sterili”. Faccio, esco e nel mentre leggo “Si prega di chiudere la porta”.
Senza forza e sotto attacco di colica, cerco disperatamente di chiudere senza riuscirci. Progenie dice lascia perdere. Io penso e dico “Non si può, devo chiudere”. Progenie INSISTE, “Lascia perdere, ci penso io, lascia perdere”.
SCOPERTA: Il dolore non cambia come sei fatta dentro.

FATTO: Il codice giallo mi fa saltare tutta la fila del pronto soccorso (per una volta sono prima!), oltre una ventina di persone, mi osservano scrisciare verso le porte del paradiso, dove il dolore sparirà. Entro, breve colloquio con una dottoressa e poco dopo puntura su natica sinistra.
SCOPERTA: “V come Voltaren” altro che “V come Vendetta”

FATTO: L’antidolorifico molto lentamente si dipana nel corpo, piano piano diminuisce il dolore e quando questo accade penso “qualche giorno fa scrivevo che son disabituata alla felicità, col cazzo basta così poco, una puntura e sono felice”.
SCOPERTA: La felicità è un punto di vista variabile anche all’interno dello stesso soggetto.

FATTO: Alle tre del mattino decidono che devo far anche una visita ginecolica. Al reparto di ginecologica mi visita un dottore molto carino, sembra abbia 25 anni, ma i capelli grigi fanno capire che 15 in più deve averli. Ecografia interna con gel (non scendo nel dettaglio).
SCOPERTA: Quando hai il pane non hai i denti e quando hai i denti non hai il pane.

FATTO: Mi trattengono dentro il pronto soccorso fino alla mattina dopo. Stordita, dolorante continuo ad ascoltare e vedere cosa accade intorno a me, fino a che spossata per un paio d’ore crollo.
SCOPERTA: la mia mente non si ferma mai e coglie aspetti del mondo esterno e li raffronta con quello personale interno. Detto in parole povere, neppure il dolore fisico mi fa smettere di essere una segaiola mentale.

Se ve lo state domandando, ve lo dico, ora sto bene. Non sarei qui altrimenti a scrivere di me più o meno seriamente e nel contempo pensare che non tutto il dolor vien per nuocere.

THE FANCULO DAYS


Di questo 2013 concluso ricorderò la botta, il crollo, lo sgomento, la perdita del “credere” e il “non percepirsi” più.
Della fine primavera 2013 ricorderò il ricoprirsi la carne di un esoscheletro adiposo in un arco temporale da record.
Dell’estate 2013 il non riuscire a leggere libri, l’onnubilarsi la mente tra i telefilm e documentari, la depressione strisciante vista, capita ma non per questo annullata, la sensazione di boa constrictor intorno ai polmoni nonostante abbia smesso di fumare.

Se leggete straniti pensando “Ma il 2013 non è terminato, che cazzo sta dicendo!”, sappiate che per quello che mi riguardo io ho chiuso con il 2013, anche se non son ancora entrata nel 2014.
Mentre voi continuate a vivere nel 2013, farò mie e spicciole le teorie di Einstein e Bergsone, fondendole in una mia nuova teoria de “Il tempo non esiste ovvero il tempo fanculo days”.

Ho deciso di vivere nella mia nuova teoria nell’attesa del 2014, e lo farò scavando alla ricerca di quel collante che ha intessuto sempre la mia vita, nel bene e nel male, quella cosa che ora mi manca e non trovo, vivere con passione e credere… credere ancora. Speriamo che da qualche parte qualche pezzetto di radice sia ancora vivo, nel frattempo fanculo sarà la parola d’ordine.
Fanculo ai dissimulatori
Fanculo ai codardi.
Fanculo ai pusillanimi.
Fanculo all’ipocrisia.
Fanculo a chi vuol sapere per curiosità e non per affetto.
Fanculo a chi cela.
Fanculo a chi depreda nella vita.
Fanculo a chi non comprende i miei fanculo.
Fanculo a chi li comprende e proprio per questo si sente offeso.

Vivere la teoria de “The fanculo days” è liberatorio, provare per credere.