TRIESTE, MON AMOUR ICH LIEBE DICH FOREVER

Ho memoria di te nonostante gli anni e la patina di polvere che questi depositano. Chiudo gli occhi per pochi secondi e il cuore si apre dischiudendo immagini. Risalgono attraverso le arterie alla superficie, la mente si riempie di loro.

Vicolo San Giacono.
Gli gnocchi di patate della zia.
Lo scappar dalla puntura “per favore non farmela” e nascondersi sotto il letto piangendo.
I giochi nei vicoli, le vecchiette con un occhio alla maglia e un occhio a te, controllano che tutto vada bene.
Il museo naturale e quei bambini piccoli piccoli mai nati dentro quei barattoli di vetro; l’orso enorme impagliato e il dispiacere nel saperlo morto.
L’odore del mare, Piazza Unità, il vento tra i vestiti, le navi grandissime, mia madre in visita, l’acquario marino e osservar i pinguini a bocca aperta.

Piazza San Giusto.
Il piccolo bar del mattino, dove le donne dopo la spesa facevano quattro ciacole sedute al tavolo.
L’osteria sotto casa con il campo di bocce e l’andar a chiamar lo zio che era pronta la cena.
Il cinema all’aperto guardato dalla finestra di casa, e quando mandata a letto, ascoltato nel buio e nel caldo estivo.
Volere le scarpe con il tacco alto. Quattro anni. Far impazzire mio zio per ore e ore nei negozi a cercarle. Alla fine trovarle. Un centimetro di tacco tutto per me e con quelle scarpe quella notte andarci a dormire.
Il caffè con la panna della torrefazione, dove zia mi permetteva di mangiare la panna sporcata di caffè.
Le salite e le discese della città. La bora e quei lunghi passamano di metallo.
Andar con la zia alla lavanderia a gettoni, allora altrove non esistevano, aspettar che il bucato finisse di lavarsi, mentre zia leggeva i fotoromanzi ed io osservavo quei baci patinati in bianco e nero.
Miramare, il castello bianco da principessa e i suoi cigni.
I bagni al mare, lo stabilimento triestino La Lanterna, le femmine da una parte e gli uomini dall’altra. Alcune donne così prendevano il sole in topless e altre con i bigodini in testa. Quando uscivano abbronzate senza segni con i capelli in ordine, gli uomini le aspettavano. E zio aspettava noi.
Opcina e il suo tram, la grotta gigante e il suo cuore interno alla terra

E poi dopo, ancora piccola, il recidermi. L’avermi strappata a quel mondo, quella terra, a mia zia, per portarmi in questa dove ancora oggi, a volte, mi sento straniera.

I primi anni della mia vita mi ha “cresciuto”  una Signora mitteleuropea, Trieste.
Uno stile tutto suo, particolare e signorile ma dal cuore popolare. Le donne erano già “libere” rispetto ad un’Italia retrò pochi chilometri vicina. Così vicina ai confini da insegnar alla sua gente il valore della vita, del divertimento e del sorriso, il tutto intriso di una profonda cultura. Leggerezza la parola d’ordine, perché oggi ci sei domani non sai.

Occupata dai tedeschi, dagli jugoslavi e infine dagli alleati. Il valore della parola libertà imparato con il proprio sangue.
Uomini di diverse etnie mischiate in te hanno dato alla parola unione un significato diverso, mi hai insegnato che la stirpe è una sola, umana.

Oggi ti rammento, non so neppure io perché, mi rendo conto quanto tu sia presente in me, di quanto parlare di te voglia dire parlare di me e di quello che sono ancora oggi. L’imprinting mentale è il tuo, mi hai predisposto ad esser cittadina del mondo.

54 pensieri riguardo “TRIESTE, MON AMOUR ICH LIEBE DICH FOREVER

  1. Belli questi ricordi. Amari e dolci.
    Sai che non ho mai visto Trieste? Ho girato il mondo intero e a volte mi sembra assurdo non conoscere il mio Paese.
    Con questo tuo post è come se un po’ se l’avessi visitata coi tuoi occhi. Grazie! 🙂
    bacio

    1. Non sono amari, hanno solo il sapore delle cose lontane, quelle che vorresti risentire a volte ma sai che non puoi, perchè quel “panettiere” ha chiuso.
      Ci saranno altri dolci, ma non quelli 🙂

    1. Oggi sarà diversa so, ma so anche che l’anima di una città non cambia mai.
      Dove una volta c’era il cinema all’aperto ci può essere un supermercato, ma l’anima e la sua gente è quella 🙂

      (preso l’abbraccio :* )

  2. e anche il tram de Opcina, xe nato disgrazia’, vignendo zo per Scorcola una casa ga ribalta’, bona de Dio che iera giorno de lavor e drento no ghe iera che il povero frenador…ricordo mio padre quando me cantava…nato e cresciuto a Trieste, da padre romagnolo e madre greca. Pensa che quando ha sposato mia madre e si è trapiantato qui, in casa mia non si è mai parlato il dialetto milanese perché lui non lo capiva 🙂 e così sono nati un sacco di termini strani, nati dal miscuglio tra il milanese appunto ed il triestino…il mio nomignolo Cina, lo devo a lui…ci sono stata da piccola per un periodo abbastanza lungo, quanti ricordi…grazie.

    1. Romagnolo greca milanese tu
      Friulana veneta austriaca io

      .. e proprio vero Trieste è “Uomini di diverse etnie mischiate in te hanno dato alla parola unione un significato diverso”

      grazie a ❤ per averne dato un'altra prova

  3. Ma che bello questo post… E, guarda, capisco perfettamente lo straniamento che senti, come se mancasse un pezzetto di te, lasciato lì, a Trieste. Bello l’imprinting di questa città e bella tu che ne hai fatto tesoro 🙂 Un abbraccio!

  4. Ora. Puoi capire cosa mi muovi, mula che non te xè altro!!!
    Il pinguino dell’acquario, quello mitico. Marco si chiamava, fino agli anni ’90.
    E i feti sotto vetro, al museo, sono ancora lì.
    Te voio ben, picia!!!!

    1. picia con amore e affetto erano anni che non mi chiamava così nessuno ❤ ❤ ❤

      Se torno a Trieste (e prima o poi ci torno) io voglio andare con te al museo a rivedere i feti, camminare per piazza unità e veder le navi, scrutare quel mare mentre il vento mi abbraccia nel benvenuto

      Te voio ben anca mi ❤

  5. Diamanta, e io che ho sussultato nel leggere il titolo del tuo post. Com’è piccolo il mondo, come ci assomigliamo tutti.. Trieste è un magma, è così bella. Ti saluto da qui, da dove vieni.. dalle strade scottate dal sole e graffiate dal mare. E grazie di avermi commossa con le parole. :*

    1. Il sapere che mi leggevi da lì… è stato come se per un microsecondo mi avessi trasportato con te…. prima o poi porterò ancora su strade scottate da sole e graffiate dal mare…. ❤

  6. Sentirsi orgogliosi nel leggere parole così dolci sulla città di cui si è innamorati è una bellissima emozione.
    Ti ho trovata dal blog di szandri e volevo unirmi al saluto da qui, con l’augurio che Trieste ti riaccolga molto presto.

  7. Che bella sta cosa che hai scritto… Pare una dichiarazione d’amore. E la capisco, perché mi è successa una cosa simile con Genova, per quanto non ci sia nata, nè cresciuta. Ma è pazzesco che ogni mattina, nel vedermela davanti, io mi senta a casa come forse non lo sono mai stata in nessun altro posto.

    1. E si hai ragione tu… in fondo è proprio una dichiarazione d’amore e ci son terre che a prescindere se ci siano nati, cresciuti o adottati sono “nostre” e noi siamo “loro.

      1. a me lo dicono proprio…… non solo lo pensano che non son normale, ma sospetto anche di te

        (no ti assicuro ho le prove non sono maschio)

  8. Sono stata a Trieste pochi mesi fa e il tuo ricordo ha spinto i miei in superficie ed è una sensazione molto forte.
    Trieste è bellissima e nessuno (credo) possa andar via senza fare a se stesso la promessa di tornarci.
    Non so dove abiti, ora, nè perché sei stata strappata via dai tuoi zii ma sicuramente sei stata fortunata ad avere questi ricordi.
    Un saluto.

    1. Grazie di essere stata anche qua da me 🙂
      Non so come e quando, ma un salto solo a rivederla lo farò, insomma la stessa promessa che ti sei fatta tu “io qua ci torno”

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